Gli interventi antisismici non invasivi rappresentano una soluzione interessante per adeguare o almeno consolidare un edificio dal punto di vista sismico. Le possibilità sono numerose, e variano in base agli elementi coinvolti, ai materiali impiegati, all’efficacia e ai costi.
Ne parliamo qui, fornendo una panoramica degli interventi antisismici non invasivi più apprezzati, e offrendo qualche informazione sull’adeguamento/consolidamento in generale. Affronteremo poi lo spinoso tema dei prezzi e quello, addirittura più complesso, delle agevolazioni fiscali.
Quali tipi di interventi antisismici non invasivi esistono?
Gli interventi antisismici non invasivi si contraddistinguono per la capacità di potenziare la risposta degli edifici ai terremoti riducendo al minimo le attività demolitorie.
Ecco una lista degli interventi non invasivi più frequentemente realizzati.
- Applicazione di tiranti. Lo scopo è garantire è assicurare tra di loro gli elementi della costruzione, aumentando nel complesso la resistenza e la capacità di assorbimento dell’energia scaturita dai terremoti. I tiranti vengono in genere applicati ai muri portanti.
- Iniezione di miscele leganti. Lo scopo è migliorare la resistenza dei singoli elementi mediante sostanze specifiche come le resine epossidiche. E’ l’intervento meno invasivo in assoluto.
- Installazione di dissipatori sismici. Con questo termine si indicano dei sistemi che assorbono l’energia sprigionata dai terremoti. In questo modo, essa non si trasferisce agli elementi dell’edificio e non causa lesioni o addirittura crolli. L’installazione dei dissipatori è un intervento poco invasivo, anche perché avviene in corrispondenza dei punti di congiunzione tra gli elementi (es. solaio/tetto e muratura).
Gli interventi qui descritti vengono in genere realizzati a beneficio di costruzioni in pietra e mattoni, che poi sono quelli che più di ogni altro traggono detrimento dagli eventi sismici. Si rivelano utili sia per la ristrutturazione di casa che per la messa in sicurezza del capannone, benché si apprezzi una certa tendenza alla differenziazione. Per esempio, l’applicazione di miscele leganti è tipica degli edifici residenziali, mentre l’installazione di dissipatori sismici si rivela spesso un intervento auto-conclusivo (capace di bastare a se stesso) per i capannoni.
Pro e contro degli interventi antisismici non invasivi
Il vantaggio più grande degli interventi antisismici non invasivi consiste, per l’appunto, nella capacità di migliorare le proprietà dell’edificio senza dover eseguire attività eccessivamente demolitorie. Sia chiaro, interventi assolutamente non invasivi non esistono, ma la differenza rispetto alle alternative si fa sentire.
Un altro vantaggio consiste nei costi, che sono soventi più bassi, proprio perché corrispondono a un impegno meno gravoso da parte degli operatori.
Si segnalano però alcuni svantaggi. Per esempio, è raro che questi interventi bastino a se stessi, soprattutto se lo scopo non è consolidare (ovvero migliorare) ma adeguare (ovvero raggiungere i migliori standard).
Infine, si registra una portata scarsamente strutturale. Ovviamente gli interventi coinvolgono le strutture (altrimenti non sarebbero antisismici) ma spesso in maniera superficiale.
Quali sono gli interventi antisismici in generale?
Vale la pena, giunti a questo punto, fornire una panoramica più ampia degli interventi, che coinvolga anche quelli più invasivi. Vi rimandiamo comunque alla nostra guida sull’adeguamento e consolidamento antisismico.
- Incamiciatura del pilastro. E’ un intervento semplice da realizzare, ma anche abbastanza invasivo. Consiste nell’applicazione di un profilati metallici tali da porre in essere una ulteriore armatura.
- Consolidamento dei solai. Più che altro, si tratta di una classe di interventi, generalmente di portata invasiva. Un esempio è dato dalla costruzione di una soletta collaborante, tale da rafforzare l’elemento esistente.
- Intonaco armato. Consiste in una rete metallica immersa nella malta, o in qualsiasi altra sostanza capace di fungere da intonaco. Essa viene applicata non solo per consolidare, ma anche per porre rimedio ad edifici esistenti “da molto tempo” e quindi in sofferenza dal punto di vista strutturale. L’intervento è invasivo in quanto richiede la demolizione della finitura di superfici molto ampie, ma non è molto costoso o difficile da realizzare.
- Cucitura. Questo intervento consiste nell’applicazione di fasce d’acciaio che aumentano la resistenza della muratura agli eventi sismici. Il meccanismo di base è simile a quello dei tiranti, ma presuppone una maggiore invasività in quanto coinvolge superfici più ampie.
Costi di un adeguamento sismico
I costi sono estremamente variabili e dipendono dall’intensità degli interventi, dai materiali impiegati, dalle tecniche e anche dall’esigenza dell’impresa che realizza i lavori. Possiamo comunque ipotizzare la spesa relativa a edifici esistenti tipici, non inseriti in un contesto condominiale, di dimensioni pari a 100 metri quadri.
- Applicazione di tiranti metallici: da 8.000 a 10.000 euro.
- Iniezione di miscele leganti. da 7.000 a 11.000 euro.
- Installazione di dissipatori sismici: da 15.000 a 30.000 euro.
Bonus disponibili per gli interventi antisismici
La spesa appare quindi ingente. Per fortuna, può essere mitigata dalle agevolazioni fiscali, che per quanto concerne l’adeguamento e il consolidamento sismico offrono parecchie opportunità.
Il meccanismo è sempre lo stesso: si recupera una parte della spesa mediante detrazione IRPEF, in un certo numero di anni. A seconda delle caratteristiche degli interventi e degli immobili (es. miglioramento di una o più classi; condominio o abitazione indipendente) la porzione recuperabile, ovvero l’aliquota detrattiva, varia dal 70% all’85%. Vi rimandiamo comunque alla guida sulle agevolazioni fiscali per maggiori informazioni.