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Il cappotto termico è una risorsa per migliorare le performance degli edifici dal punto di vista energetico. Riduce le bollette e impatta positivamente l’esperienza abitativa.

Ne parliamo in questa lunga e completa guida, fornendo una panoramica delle tipologie, dei materiali utilizzati e delle tecniche di posa. Approfondiremo i vantaggi e gli eventuali svantaggi, offriremo una stima dei costi e affronteremo lo spinoso tema delle agevolazioni fiscali, riferendoci in particolar modo alle modificazioni introdotte per questo 2023. 

Cos’è il cappotto termico e a cosa serve

Il cappotto termico può essere definito come l’applicazione di pannelli isolanti sulle pareti di un edificio finalizzata alla riduzione dello scambio di calore interno-esterno. Lo scopo ultimo è proprio questo: consentire ai locali di conservare meglio e più a lungo la temperatura. In tal modo, si riduce la spesa per la climatizzazione e il condizionamento, determinando un concreto risparmio in bolletta.

Il cappotto termico è una soluzione in auge da parecchi anni, ma è salita alla ribalta, almeno in Italia, solo di recente, ovvero quanto è stata inserita all’interno di un corposo e variegato programma di agevolazioni fiscali.

A tutt’oggi, e in virtù del progresso tecnologico che ha coinvolto la scienza dei materiali, sono a disposizione differenti soluzioni, le quali si differenziano per costi, durate e performance.

È dunque utile operare delle distinzioni, dare contezza delle varie tipologie di cappotto termico. La più importante riguarda quella tra cappotto termico da esterno e cappotto termico da interno.

Cappotto termico da esterno

Il cappotto termico da esterno è esattamente ciò che suggerisce il nome: l’applicazione di pannelli isolanti all’esterno di un edificio. Risulta particolarmente efficace in quanto:

  • Copre buona parte del manufatto, in alcuni l’intera superficie opaca (escludendo ovviamente finestre e serramenti).
  • Interviene in una fase precoce degli scambi di temperatura, ovvero prima che le condizioni atmosferiche impattino sul manufatto.

Di contro, l’installazione del cappotto termico da esterno presenta alcune criticità. Spiccano i costi, che sono più elevato rispetto alla principale alternativa, la necessità di utilizzare materiali in grado di resistere agli agenti atmosferici, le dinamiche burocratiche che possono rallentare (e di molto) il processo costruttivo. Dei vantaggi e degli svantaggi daremo conto nei paragrafi successivi.

Cappotto termico da interno

Il cappotto termico da interno consiste nell’installazione di pannelli isolanti al di qua delle pareti, ovvero sul lato a diretto contatto con i locali, con gli spazi abitativi. Viene chiamato in causa quando, per varie ragioni, non è possibile installare un cappotto da esterno. D’altronde, pur essendo efficace, lo è di meno rispetto alla principale alternativa.

D’altronde, il cappotto termico da interno per definizione non copre l’intero manufatto, ma solo un’abitazione, lasciando comunque un certo margine agli scambi di calore tra interno ed esterno.

Tuttavia, non è soggetto alle dinamiche burocratiche e amministrative del cappotto da esterno ed è molto più facile da posare. Inoltre, la scelta dei pannelli viene condotta secondo criteri diversi, che riguardano più che altro lo spazio occupato, e non già la resistenza alle sollecitazioni esterne (che di fatto vengono a mancare).

Quanto costa un cappotto termico?

Il cappotto termico, sia esso da interno o da esterno, prevede almeno due voci di spesa: il materiale e la posa. È comunque un costo variabile in quanto soggetto a numerosi fattori. Ecco una panoramica.

  • Tipologia. Il cappotto termico da esterno costa in media più del cappotto termico da interno. A incidere sono le dimensioni da coprire ma anche la necessità di raggiungere altezze elevate.
  • Materiale. A disposizione vi è una vasta gamma di materiali, che si differenzia per le caratteristiche fisiche, per le performance, per lo spazio occupato e ovviamente per i costi.
  • Esigenze dell’impresa. Alcune imprese sono più esigenti di altre. A incidere sono anche le tecniche di intervento, che possono sovente diminuire o aumentare i costi.

Noi di EdiliziAcrobatica adottiamo una tecnica innovativa, che ci consente di rinunciare ai ponteggi e quindi eliminare una importante voce di sposa: il lavoro su corda. Un approccio, questo, che impatta anche sull’esperienza del committente, che quindi non è costretto a sopportare l’inquinamento visivo e acustico dei ponteggi.

È difficile fornire una stima precisa e allo stesso tempo realistica dei costi per l’installazione del cappotto termico. Tuttavia, si può affermare che la tipologia esterna impone una spesa di 80-120 euro al metro quadro, mentre la tipologia interna impone una spesa di 60-100 euro al metro quadro.

Possono sembrare cifre elevate, e dal punto di vista oggettivo lo sono. Tuttavia, vanno considerati due aspetti:

  • Il cappotto termico permette di risparmiare sulla bolletta. La differenza può essere anche superiore al 40%. In buona sostanza, stiamo parlando di un intervento che si ripaga da solo.
  • È possibile accedere alle agevolazioni fiscali. Benché siano state riviste in una prospettiva peggiorativa, permangono ancora soluzioni allettanti, in grado di ridurre la spesa finale (nel breve come nel lungo periodo).
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Quanto dura un cappotto termico?

È una domanda più che legittima, vista la spesa che tale intervento impone. Anche in questo caso, proporre delle stime precise è difficile. Possiamo fornire delle stime di massima, che prendono in considerazione la migliore ipotesi possibile, ovvero quella che prevede l’impiego di materiali efficienti, scelti con cura e realizzati per resistere alle sollecitazioni esercitate nel corso del tempo.

Ebbene, un buon cappotto, a prescindere dalla dicotomia interno/esterno dovrebbe durare dai 40 ai 60 anni.

Un lasso di tempo abbastanza lungo, e che di fatto va oltre la cadenza con cui un immobile dovrebbe essere ristrutturato integralmente.

Materiali utilizzati e caratteristiche dei pannelli

Parliamo ora dei materiali impiegati per la realizzazione dei pannelli, argomento centrale quando si parla di cappotto termico. Dalle caratteristiche dei materiali, infatti, dipende l’effettiva efficienza energetica dell’edificio.

Anticipiamo che i materiali si possono suddividere in tre categorie: sintetici, minerali, naturali. I sintetici si caratterizzano generalmente per una resa buona e per i costi contenuti; i minerali si caratterizzano per una resa ottima e per i costi medi; i naturali infine spiccano per la resa ottimale e per una certa pregevolezza estetica.

Materiali sintetici

Di questa categoria fanno parte i seguenti materiali.

  • Polistirene espanso (EPS). Questo materiale è composto da idrogeno e carbonio, integrati con sostanze additive ed espandenti. Il volume aumenta, e con esso le capacità isolanti. Il polistirene espanso si caratterizza anche per la buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche.
  • Polistirene estruso. Simile alla variante espansa, è però soggetto all’estrusione, che ne aumenta non solo il volume ma anche la compattezza. Ciò si traduce in una maggiore impermeabilità.
  • Polietilene espanso. L’aumento del volume avviene mediante espansione. Per caratteristiche si avvicina al polistirene estruso, ma più poroso quindi poco impermeabile.

Materiali minerali

Ecco i materiali minerali più frequentemente impiegati per la realizzazione dei pannelli.

  • Lana di roccia. Questo materiale si ottiene mediante la fusione della roccia e conseguente integrazione con resine e oli. Si caratterizza per l’ottima resa in termini di isolamento termico e persino acustico. Tuttavia, richiede spessori un po’ elevati, tali da rendere una soluzione poco appetibile in caso di cappotto interno.
  • Lana di vetro. Le caratteristiche e le prestazioni sono simili a quelle della lana di roccia, sebbene si segnali una minore capacità di isolamento acustico. La lana di vetro si ottiene mediante l’integrazione di vetro, sabbia e resine leganti-termoindurenti.
  • Silicato di calcio. Le capacità termiche sono inferiori alle altre soluzioni ma in compenso fornisce un ostacolo alla formazione di condensa, umidità, muffe etc. In ragione di ciò, viene chiamato in causa soprattutto per i cappotti da interno.
  • Perlite espansa. È un materiale di origine vulcanica, che si espande naturalmente a seguito dell’esposizione a elevate temperature. La resa termica è media, ma in compenso si rivela molto leggero e completamente ignifugo.

Materiali naturali

I materiali naturali che possono essere chiamati in causa per la creazione di cappotti termici sono numerosi, ma i più utilizzati sono…

  • Fibra di legno. Vanta un’ottima resa interna e anche una certa capacità estetica, a tal punto da ridurre il lavoro di finitura. Viene chiamata in causa sia per i cappotti esterni, rispetto ai quali però lamenta una certa debolezza di fronte alle sollecitazioni atmosferiche, sia per i cappotti interni.
  • Sughero. Le prestazioni sono simili a quelli della fibra di legno. Tuttavia, la pregevolezza estetica è minore. Si caratterizza tuttavia per la compattezza, sicché richiede spessori limitati. In ragione di ciò, viene utilizzato soprattutto per i cappotti da interno.

Vantaggi e svantaggi del cappotto termico

Abbiamo già affrontato qui i pro e i contro del cappotto termico, tuttavia vale la pena riassumerli in questo paragrafo.

In linea di massima, il vantaggio più grande consiste in un effettivo miglioramento energetico dei manufatti, e quindi in un risparmio in bolletta. Allo stesso tempo, lo svantaggio più grande consiste nei costi, che sono ancora oggi “importanti”.

È possibile però individuare vantaggi e svantaggi specifici per ogni tipologia. Ecco un prospetto.

Vantaggi del cappotto termico da esterno.

  • È molto efficace dal punto di vista termico in quanto copre una superficie elevata e avvolge il manufatto quasi in tutta la sua interezza.
  • È soggetto alle più convenienti agevolazioni fiscali, come il Super Bonus (ne parleremo più avanti).

Svantaggi del cappotto termico da esterno.

  • È comunque molto costoso.
  • Richiede interventi sulla facciata (e non solo), che potrebbero essere giudicati invasivi.
  • La scelta dei materiali deve prendere in considerazione anche le sollecitazioni atmosferiche, in modo da contrastare un processo di usura altrimenti rapido.
  • Impone un iter burocratico importante, fatto di permessi abilitativi (CIL, se si utilizza il ponteggio) e di approvazioni assembleari (se l’intervento coinvolge un condominio).

Vantaggi del cappotto termico da interno.

  • È facile da posare.
  • È meno costoso.
  • Può essere realizzato liberamente, senza permessi o autorizzazioni.

Svantaggi del cappotto termica da esterno.

  • Riduce lo spazio abitativo, specie se i pannelli hanno uno spessore superiore ai 10 centimetri.
  • È meno efficace del cappotto da esterno perché interviene quando un certo scambio a valle del processo di scambio interno-esterno e perché per definizione non coinvolge l’intero manufatto (ma solo un’unità abitative).
  • Raramente consente di accedere alle agevolazioni fiscali, che spesso sono vincolate all’effettivo aumento delle performance.

Cappotto termico: bonus e agevolazioni disponibili

La buona notizia è che nonostante gli imponenti rimaneggiamenti che il legislatore ha effettuato negli ultimi tempi, permangono delle interessanti agevolazioni fiscali.

Il meccanismo è sempre lo stesso, e prevede la detrazione di una parte della spesa dall’IRPEF. Purtroppo, non è più possibile procedere con lo sconto in fattura, misura che permetteva di commutare il diritto di detrazione in risparmio immediato.

Ad ogni modo, l’agevolazione più importante, in relazione all’installazione del cappotto termico, è il Superbonus. Consente di detrarre il 90% della spesa, in cinque quote annuali. Il Superbonus, per incise, copre solo la tipologia da esterno.

Un’altra agevolazione interessante è il classico Ecobonus, che permette di detrarre il 50-65% della spesa. È diretto agli interventi che concretizzano un aumento sostanzioso delle classi energetiche, dunque copre l’installazione del cappotto termico da esterno quasi per definizione. Solo in alcuni casi, ovvero qualora si registrasse un’efficacia sopra la media, potrebbe coprire anche la tipologia da interno.

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